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Vladimir Korolenko, Il sogno di Makar (1885)

Roberta De Giorgi

Roberta De Giorgi

Il sogno di Makar (1885) di Vladimir Korolenko

“La vita mi ha sballottato in modo così arbitrario – scrive Korolenko– che ho avuto la possibilità di vedere e, cosa più importante, di sentire tutti gli strati del popolo russo, dagli iacuti semiselvaggi e dagli abitanti delle foreste incolte dell’Europa settentrionale, dove non conoscono il carro, fino agli operai delle città”. Per circa nove anni, dal 1876 al 1885, con un breve intervallo, Korolenko fu rinchiuso nelle prigioni di Mosca, Pietroburgo, Vjatka, Kostroma, Vyšnij Voločёk, Tobol’sk, Tomsk, Krasnojarsk, Irkutsk e Jakutsk, e visse in esilio dapprima nel remoto villaggio di Berёzovskie Počinki (nel governatorato di Vjatka) e poi nella sloboda di Amga, nella Jacuzia (Siberia orientale). Il periodo siberiano diventa per Korolenko “un vero e proprio serbatoio cui attingere per il dramma russo”, e lo munisce di uno sguardo diverso sulla vita, compassionevole, che gli consente di trasporre nel Sogno di Makar (Son Makara, 1885) la triste esistenza di un povero contadino ‘iacutizzato’, un ladruncolo, imbroglioncello, un ubriacone incallito, che, morto assiderato la notte di Natale, viene chiamato a dar conto dei propri peccati davanti al ‘Giudice supremo’.

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Cita come:
Roberta De Giorgi, Vladimir Korolenko, Il sogno di Makar (1885), in OpeRus: la letteratura russa attraverso le opere. Dalle origini ai nostri giorni, a cura di M.C. Bragone, M. Caramitti, R. De Giorgi, L. Rossi, S. Toscano, Wojtek Edizioni, Pomigliano d'Arco (NA) 2023-, pp. 1-16, operus.uniud.it.
ISBN 9788831476386, DOI 10.61004/OpeRus0068
Copyright 2025 Author(s)
Content License: CC BY-ND 4.0 DEED 

Vladimir Galaktionovič Korolenko (1853-1921)

In quasi tutte le biografie di Vladimir Korolenko viene riportata la celebre frase che Arkadij Gornfel’d pronunciò in occasione del sessantacinquesimo anniversario della nascita dello scrittore: “La sua opera migliore non è né Il sogno di Makar, né Il musicista cieco e nemmeno Senza lingua. La sua opera migliore è egli stesso, la sua vita, la sua essenza”. Una vita, che, come avrebbe scritto Gor’kij, ricalcava “il difficile cammino di un eroe”. 
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Vladimir Korolenko, Il sogno di Makar, 1883 - OpeRus La letteratura russa attraverso le opere